Ricorrenze

50 anni fa la legge sul divorzio: una lunga e difficile strada per i diritti civili

Il divorzio in Italia compie 50 anni. Era il 1° dicembre 1970 quando, con la legge n°898, il Parlamento italiano approvò una legge che, in uno stato laico, sconfiggeva il tabù dell’indissolubilità del matrimonio. Molte le opposizioni per cui fu dato anche il via a un referendum per l’abrogazione della legge. Ma una vastissima partecipazione diede il segnale che la popolazione era pronta a scardinare gli antichi privilegi di una società patriarcale, ad aprire la strada per i diritti civili e nel 1975 nel nuovo diritto di famiglia fu abolita la patria potestà.

Torino 1970, manifestazione per i diritti delle donne – Foto di Giuseppe GarelliPubblico Dominio, Wikimedia Commons

L’approvazione della legge sul divorzio portò alla parità dei coniugi all’interno della famiglia, dei diritti di entrambi sull’educazione dei figli; finalmente scompare la divisione tra figli legittimi e non. Dopo tante lotte scomparve il delitto d’onore, che poi era onore a senso unico, ma bisognerà, per questa legge, aspettare fino al 1981.

L’approvazione della legge sul divorzio non è stata, come tanti temevano e ancora credono, la via al divorzio facile. Niente è facile quando si devono scompaginare le esistenze. E’ stata invece una terapia salutare per sottrarsi alle bugie e ai sotterfugi. E’ stato uno strumento che evita ai figli di vivere in un ambiente povero di amore, in mezzo ai litigi, all’ipocrisia. Il divorzio consente una diversa forma di relazione tra genitori e figli, permette ai figli di credere che quello non sia l’unica forma di amore. Quello è un amore sbagliato, quella è sopportazione che sfocerà in aggressività e violenza. Grazie alla maturità dei giovani il divorzio ha superato la dimensione esclusiva, distruttiva, come si era paventato dall’inizio, ma ha trovato una dimensione costruttiva offrendo anche, dove necessario, alle fasce più fragili della società, magari con l’appoggio di associazioni ad hoc, di liberarsi di legami di sudditanza e di essere messi in condizione di protezione.

Questo vale per ambo i sessi. Perché anche se il più delle volte la componente debole è quella femminile, non sempre il dopo divorzio viene gestito in maniera sana dalle donne. Con il ricatto dei figli, dell’assegno di mantenimento e successivamente quello divorzile, molti uomini sono finiti ai margini pagando uno scotto esagerato. Uno strumento di conquista, democrazia e civiltà è tale se gestito con intelligenza, umanità e buon senso.

C’è ancora tanta strada da fare per il raggiungimento dell’uguaglianza di genere. E uno degli ostacoli da superare è quello dell’occupazione femminile; l’indipendenza della donna e, di conseguenza, un giusto rapporto equilibrato tra i due sessi, passa anche e soprattutto attraverso l’indipendenza economica. Percorriamola nel modo migliore questa strada, senza superficialità. Gli uni accanto e non contro, agli altri.

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