Cibo e bevande

“Cantin facendo”: storia e tradizione millenaria della vite in Sicilia

La vite è una pianta antichissima che si colloca a circa 230 milioni di anni fa. Sono stati trovati fossili nelle Americhe e nella Russia asiatica.  In Italia sono stati scoperti fossili di almeno 1 milione di anni. La nascita della viticoltura però si può attestare intorno al 4000 avanti Cristo, quando l’uomo smette la vita nomade e fermandosi a vivere nelle caverne comincia a lavorare e dissodare il terreno. Infatti sono stati trovati alcuni attrezzi tra il Tigri e l’Eufrate, nel Mar Caspio e nel Golfo Persico, per questo si ritiene sia partita da qui la viticoltura. La Vitis vinifera si è  quindi diffusa prima nei territori euro asiatici e solo tra il 4000 e il 2000 avanti Cristo ha raggiunto l’Europa continentale  attraverso la Grecia.  In Italia sono stati gli etruschi a migliorarne le tecniche di coltivazione.

Foto di Willi Stengel da Pixabay

Diffusione della vite in Sicilia

Con la colonizzazione fenicia, con il moltiplicarsi di colonie greche lungo tutte le coste siciliane, la viticoltura conobbe un periodo di straordinaria diffusione in tutta l’isola, sebbene la scoperta di residui organici individuati in alcune giare dell’età del rame, nei siti preistorici a Sciacca e a Caltagirone, porti a collocare la produzione del vino in Sicilia, tra le più antiche attestate al mondo. I Greci introdussero la potatura, la selezione dei vitigni e la coltura così detta ad alberello. Inoltre portarono dalla madrepatria diverse varietà di viti. Tra di esse ricordiamo gli antenati dell’Inzolia, del Grecanico e del Catarratto, che ancora oggi sono le varietà a bacca bianca tra le più coltivate in Sicilia.

Testimonianze

La presenza di vinaccioli fossili rinvenuti ai piedi dell’Etna e nelle isole Eolie fa collocare la vite selvatica in Sicilia prima ancora della comparsa dell’uomo sulla Terra. Il consumo di vino si ritiene fosse diffuso presso gli Elimi e le altre popolazioni vissute in Sicilia durante l’età del Bronzo.

L’importanza assunta nel tempo dalla coltura della vite e la produzione del vino si può dedurre dalle ricche decorazioni sui vasi, sulle coppe, e in quei i crateri di pietra ritrovati nelle diverse aree archeologiche di Selinunte, Agrigento, Siracusa, con resti di un palmento rupestre a testimonianza delle prime rudimentali vasche per la pigiatura dell’uva. E’ la dimostrazione che 2500 anni fa, in questa località, Sambuca, località Risinata, sopra il lago Arancio, nel cuore delle Terre Sicane, si coltivava la vite e si produceva il vino. Tutto ciò ci racconta di un’economia protostorica nella quale la coltivazione della vite e la produzione del vino erano, insieme all’olivo e al frumento, alla base della ricchezza di Selinunte e delle aree rurali ad essa collegate.

E’ stata coniata addirittura una moneta d’argento a Naxos, nei pressi di Taormina, raffigurante da un lato la testa di Dioniso e dall’altro un grappolo d’uva.

Alti e bassi nella produzione

Lo sviluppo della viticoltura in Sicilia ebbe il suo massimo splendore nel periodo romano. Si dice che il vino fece molto per Roma nella conquista e nell’ampiamento del suo impero. Sotto la dominazione araba in Sicilia, il vino ebbe un periodo di crisi riscattato con l’avvento degli Aragonesi che iniziarono ad esportarlo in tutta Europa. Sotto la dominazione dei  Borboni, alla fine del ‘700, nacque il Marsala e con esso i vini siciliani furono conosciuti ed esportati nelle Americhe.

La viticoltura siciliana prende il “volo”

Purtroppo la fillossera diede un duro colpo alla viticoltura nostrana e non solo e arriviamo agli anni ’60 per ritrovare quasi l’intera ricostituzione dei vigneti decimati dalla malattia. Da allora, l’enologia siciliana ha vissuto un periodo di grande sviluppo, abbandonando progressivamente le produzioni di massa ed orientandosi sempre più verso vini di qualità: dapprima con la sperimentazione sui vitigni internazionali e negli ultimi dieci anni con la riscoperta e la valorizzazione delle varietà autoctone più interessanti.

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