Cibo e bevande

kaki: dolce frutto dell’autunno, simbolo di vita e rinascita

Il kaki (Diospyros kaki) è una specie originaria della Cina ma molto diffusa in Giappone, dove viene coltivata da secoli. E’ stato l’unico albero a sopravvivere nell’agosto del 1945 allo sgancio della bomba atomica su Nagasaki, ragione per cui oggi è considerato un simbolo di vita e di rinascita.

Venne importato in Sicilia sul finire del XVII secolo diventando un alimento altamente energetico per le famiglie di poveri contadini, che ne piantavano sempre un albero nei giardini delle loro case.

Foto di form PxHere

È un albero capace di vivere a lungo, dà una grande ombra e offre agli uccelli la possibilità di nidificare tra le sue fronde. La sua struttura non permette ai parassiti di attaccarla e il suo legno, bruciando, produce ottima combustione. Ad autunno inoltrato, in Sicilia, gli alberi di kaki si mostrano privi di foglie e ancora carichi di frutti che tingono di rosso-arancio gli spogli paesaggi dell’isola.

Il frutto si presenta come una grossa bacca sferica di colore rosso-arancione che, normalmente, nella sua specie più comune, viene raccolta ancora acerba e lasciata maturare al buio in modo da ridurre al minimo l’elevato contenuto di tannini che gli conferiscono quel tipico gusto astringente e allappante.

Il genere diospyros del kaki, il più diffuso sulle nostre zone, significa letteralmente “cibo degli dei”, data l’elevata bontà e ricchezza di nutrienti presenti nel frutto: zuccheri, acqua, proteine, grassi, vitamina C, beta-carotene e potassio. E’ ricco di proprietà lassative e depurative per il fegato e il cervello; è tuttavia sconsigliato ai diabetici visto l’elevato contenuto di zuccheri.

In Sicilia la loro produzione si concentra intorno alla cittadina di Misilmeri (dall’arabo “Menzel Al-Amir”, che in italiano significa “casale dell’Emiro”) a circa 10 Km da Palermo. Qui la pianta di kaki venne importata e piantata nell’orto nell’antico orto botanico della città, che aveva lo scopo di nutrire i cittadini più poveri, nel 1692 dal religioso Francesco Cupani.

Tra le varietà di kaki presenti in Italia troviamo il Kaki Tipo (o Napoletano), il Mercatelli (o Cioccolatino), il Vaniglia, il Kaki Costata, Farmacista Honorati e Fennio di Misilmeri e il kaki-mela Fuyu.

Un’altra varietà curiosa e antica è il kaki Lampadina, il cui nome proviene dalla forma, simile a una lampadina, dei suoi frutti.

Il kaki-mela e il Suruga producono entrambi frutti che si possono mangiare anche quando la polpa è ancora dura. A differenza del kaki normale, infatti, i loro frutti non hanno quella forte componente tannica e astringente; sono dolci, sodi e senza semi.

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